Non sono un fan della performance art di Chris Burden. Tuttavia apprezzo la maggior parte del suo lavoro. Una delle sue interpretazioni, vista in un documentario (Burden, 2016), mi ha profondamente colpito.
La performance
Nella performance, chiamata Doomed – Museum of Contemporary Art, Chicago, 1975 – Burden ha installato un orologio da parete funzionante e, accanto a questo, una lastra di vetro inclinata, appoggiata al muro, in modo che lui potesse sdraiarsi sotto il vetro.
Nessuno sapeva cosa avrebbe fatto, come spesso accadeva, quindi c’era molta tensione. Alcune delle sue performance erano al limite della sicurezza, come quando si è fatto sparare in un braccio.
Ma è rimasto lì, sdraiato. Senza fare nulla. Forse aspettando. In silenzio. Con le persone che cominciavano a preoccuparsi, o annoiarsi.
Rimase lì per quarantacinque ore, poi cominciarono a ritenere la sua salute in pericolo ma, non volendolo interrompere, gli misero vicino una brocca d’acqua con un bicchiere. A quel punto, Burden si alzò, andò a prendere un grosso martello e sfondò l’orologio.
Cosa ho visto
Non pretendo di interpretare l’arte di Burden. Egli si aspettava sicuramente reazioni soggettive e aveva volutamente pianificato il suo lavoro per questo, a partire dagli elementi chiave della sua visione. Nella performance art, l’esperienza è il fattore chiave.
Probabilmente il titolo Doomed (condannato, destinato) racconta qualcosa sulla nostra vita e il nostro destino, sul tema dell’attesa, sul nostro rapporto con la realtà, e così via. Ma credo ci sia qualcos’altro, a proposito di tutto quanto riguarda ciò che controlla la nostra vita.
L’orologio ci impone il passo, perché vogliamo ottenere risultati o ne abbiamo bisogno, perché la durata della nostra vita è limitata, perché la vita e le persone si aspettano qualcosa da noi. In un certo senso, vediamo spesso il tempo come nemico della nostra vita. Cerchiamo di essere più efficienti. O proviamo a trattenere i momenti migliori. O proviamo a spingere la morte più in là.
Certo, impariamo a scendere a compromessi con il tempo. Forse i nostri cinque minuti di meditazione programmata aiutano. O magari non ci preoccupiamo. Ma il tempo è lì. La morte è lì.
Consideriamo, invece, la direzione opposta. Quando il tempo mette pressione, lasciamolo fluire. Quando tutto il corpo e la mente chiamano all’azione, evitiamo di assecondarli. Magari senza fare nulla. O facendo il contrario delle reazioni spontanee.
Perché?
Perché è un esercizio mirato a riprendere il controllo. Non il controllo del tempo. Il tempo va ancora avanti. Ma cerchiamo di non dipenderne, di non assecondare il suo condizionamento.
Di nuovo, perché?
Perché quando il tempo detta la nostra vita, perdiamo la parte migliore di noi. Perdiamo la volontà, la capacità di concentrarci su ciò che conta, l’opportunità di riempire la vita di valori intangibili. Siamo immersi nella materialità e nel tempo, ma gli uomini hanno la preziosa capacità di aggiungere qualcosa di immateriale alle cose della vita, come l’amore, la spiritualità, le idee.
“C’è molto di più nella vita che semplicemente aumentarne la velocità.”
– Mahatma Gandhi
Se lasci andare il tempo, puoi rompere l’orologio e andare avanti, puoi spezzare il suo condizionamento. Ma se provi a competere con l’orologio, non hai speranza.
Certo, il tempo passerà. Questo non è in discussione. In discussione è la capacità di non esserne schiavi.
Allargare la prospettiva
Questo per il tempo. Che dire delle emozioni, delle relazioni, del nostro istinto?
Senti di doverti sfuggire al dolore, di scappare? Forse hai bisogno di tempo per elaborare, per superare qualcosa. Evitare scorciatoie e passarci attraverso, con i tuoi tempi, forse ti consentirà di emergerne rigenerato.
Stai cercando un confronto? Magari lasciare andare del risentimento potrebbe trasformare una relazione.
Quando senti che ti stai impegnando in una lotta o una resistenza, come con il tempo, prendi in considerazione anche la via opposta, quella di lasciar correre, di ignorare, di seguire la tua strada. Non dico di fare così. Solamente, prendilo in considerazione.